A te che non ci sei più

E io che non ti ho neppure incontrato, sono ancora più povera dei tuoi amici. E tuttavia anche a me, per quanto povera, qualcosa resta: le tue parole, il ricordo delle tue parole. Le ho incontrate per la prima volta in un commento a un post in un blog che frequentavo, e mi hanno colpita quanto basta per decidere di venirti a cercare nel tuo. E poi tu sei venuto nel mio e per un po’ ci siamo frequentati a vicenda, fino a quando tu non hai preso altre strade.
Poi un giorno, tanto tempo dopo, mi è venuta la voglia di cercare tuo padre, di cui da una vita non avevo notizie. L’ho cercato su FB ma ho sbagliato, cercandolo col nome intero, anziché col diminutivo, e ho trovato un buzzurro che non gli somigliava per niente, così ho pensato di cercare i figli, certa che lì lo avrei trovato tra gli amici, e ho provato con Marco. E lì ho trovato il post del giorno prima, che comunicava la tragedia. Sono uscita e poi rientrata una decina di volte, come se sperassi di trovare, al rientro, una cosa diversa e invece no, eri proprio tu, e ti avevamo proprio perso.
E tuttavia una cosa mi viene da pensare: averti perso è una tragedia immane, ma pensa quanto più grande sarebbe la tragedia, se non ti avessimo avuto.
barbara mella